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La Corte Costituzionale, con sentenza n. 37 del 2015, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale:
1) dell’art. 8, comma 24, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16 (Disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento), convertito, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, della legge 26 aprile 2012, n. 44;
2) ai sensi dell’art. 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87, dell’art. 1, comma 14, del decreto-legge 30 dicembre 2013, n. 150 (Proroga di termini previsti da disposizioni legislative), convertito, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, della legge 27 febbraio 2014, n. 15;
3) ai sensi dell’art. 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87, l’illegittimità costituzionale dell’art 1, comma 8, del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192 (Proroga di termini previsti da disposizioni legislative).
In altre parole è stata dichiarata l’incostituzionalità della procedura con cui sono stati nominati i dirigenti all’interno delle Agenzie fiscali, annullando, in un sol colpo, la nomina di 1.200 dirigenti per violazione degli articoli 3 e 97 della Costituzione.
La cosa ha creato un autentico terremoto nell’organizzazione degli uffici fiscali italiani con risvolti molto pesanti sia nei rapporti interni dell’amministrazione fiscale, dove il personale interessato si è visto togliere l’incarico dirigenziale con pesanti conseguenze economiche, che nei rapporti con i cittadini contribuenti i quali, laddove ricorrano i presupposti, potrebbero riuscire a farsi annullare gli accertamenti fiscali, firmati illegittimamente, dalle Commissioni tributarie, come hanno già sentenziato le Commissioni di Napoli e di Bari.
Per esaminare la situazione, il 2 aprile 2015, abbiamo raggiunto, via Skype, il dott. Paolo Boiano, Vicesegretario generale della DIRSTAT, il principale sindacato dei dirigenti e dei direttivi dello Stato, il quale, malgrado la complessità della questione, è riuscito a sintetizzare la difficile materia, ipotizzando anche possibili sviluppi e soluzioni.